"Quello della sussidiarietà è un principio di filosofia politica da tempo presente nella tradizione di pensiero della dottrina sociale della Chiesa cattolica, di recente acquisizione nell'ambito dell'ordinamento comunitario e, da ultimo, nel diritto interno .
Nasce nell'800 e viene esplicitata da un lato negli scritti di Proudhon ("la capacità politica della classe operaia") e dall'altro, appunto, nella dottrina sociale della Chiesa.
Con l'enciclica di Pio XI del 1931 , nelle Encicliche successive – Mater et Magistra del 1961, Pacem in terris del 1963 e, da ultimo, Centesimus Annus del 1991 , altresì nella nota pastorale della "Commissione ecclesiale Giustizia e Pace" del 1995, il principio di sussidiarietà riceve una sua sistemazione teorica, divenendo uno degli assi portanti dall'azione sociale della chiesa cattolica, tesa a valorizzare il ruolo delle società intermedie, quali la famiglia e le confessioni religiose rispetto allo stato, liberale e laico.
A partire dalla seconda metà del XX secolo, si è avuta una trasformazione del principio da un piano strettamente politico-filosofico a uno più propriamente giuridico.
"Il significato essenziale della sussidiarietà risiede nell'idea che una società, un'organizzazione o un'istituzione di ordine superiore a un'altra, non debba interferire nell'attività di quest'ultima, a essa inferiore, limitandola nelle sue competenze, ma deve piuttosto sostenerla in caso di necessità, e aiutarla a coordinare la sua azione con quella delle altre componenti sociali, in vista del bene comune."
Vale altresì la seguente definizione analitica: "Si dice principio di sussidiarietà quel criterio in base al quale un tipo di azione (o una specifica azione) spetta prioritariamente ad un determinato soggetto di livello inferiore rispetto ad un altro e può essere svolto in tutto o in parte da un altro soggetto, al posto o ad integrazione del primo, se e solo il risultato di tale sostituzione, è migliore (o si prevede migliore) di quello che si avrebbe o si è avuto senza tale sostituzione".
Da questa definizione si ricava un'ulteriore caratteristica della sussidiarietà, e cioè che essa ha un significato procedurale e non sostanziale, nel senso che non si può dire una volta per tutte che cos'è la sussidiarietà, ma si possono semplicemente predisporre delle regole che ne guidino, di volta in volta, l'accertamento. Si può altresì qualificare il principio di sussidiarietà come principio relazionale, in quanto avente a oggetto i rapporti tra entità diverse: tra i diversi livelli territoriali di Governo; tra gli enti territoriali e gli enti funzionali; tra la statualità e la società civile. I rapporti, poi, si vengono a caratterizzare sulla base della "decisione di preferenza", che agisce in favore dell'ambito più vicino agli interessati; salvo questo non si rivelasse inadeguato e allora verrebbe a giustificarsi l'intervento dell'ambito meno vicino.
Il principio di sussidiarietà può promanare dal basso verso l'alto.
Consiste nel fare svolgere all'ente gerarchicamente inferiore tutte le funzioni e i compiti di cui esso è capace, lasciando all'ente sovraordinato la possibilità di intervenire per surrogarne l'attività, laddove le risorse e le capacità dell'ente sottordinato non consentano di raggiungere pienamente e con efficacia ed efficienza la soddisfazione di un interesse o l'effettuazione di un servizio.
E' questo il caso del rapporto che può intercorrere tra comuni, province, regioni e Stato nazionale ad esempio in un ordinamento federale.
E' il tipo di sussidiarietà che caratterizza la legge Bassanini e quella che riforma gli ordinamenti locali.
Ma il principio di sussidiarietà viene applicato anche quando si verifica la supplenza dello Stato sovranazionale, (esempio Unione Europea). Ovvero l'intervento di un organismo più importante quando agisce, in caso di carenza di quello a più diretto contatto con la comunità, quale lo Stato nazionale. Oppure nel caso delle regioni, per supplire alla debolezza di quello inferiore ( province e comuni )
Blog del seminario tenuto dalla dr.ssa Daniela De Giorgi, cattedra di: Sociologia corso avanzato - Prof. Paolo De Nardis - alla Sapienza di Roma(facoltà di Sociologia)
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