martedì 11 gennaio 2011

lezione n.4 " Identità e Comunità" di Alain de Benoist

GRUPPI IDENTITARI  E MARCATORI SOCIALI : NUOVI PARADIGMI SOCIOLOGICI

I gruppi identitari si suddividono in 4 grandi categorie:



1°  GRUPPI CULTURALI : regionalismi, autonomismi vari, popolazioni a rischio, minoranze religiose, etniche, gruppi di attribuzione, gruppi volontari, lobbies, gruppi religiosi
2°  GRUPPI DI ATTRIBUZIONE O DI IMPUTAZIONE
3°  GRUPPI VOLONTARI O LOBBIES
4°  GRUPPI RELIGIOSI

Il fattore centrale dell'esistenza di questi gruppi è l'Identificazione reciproca.
Si caratterizzano difatti intorno a dei marcatori sociali che li definiscono, in cui si riconoscono e che rappresentano la motivazione stessa  del loro essere raggruppati insieme. 

 I MARCATORI SOCIALI DI QUESTI GRUPPI  : li possiamo riconoscere dalle attese sociali rispetto ai comportamenti degli appartenenti al gruppo, la presunzione di sapere come gli individui legati al gruppo uniformemente pensano, agiscono, si comportano.

I marcatori sociali hanno una dimensione soggettiva e oggettiva. Creati dal gruppo stesso o attribuiti dall’esterno in modo ostile o benevolo.
L'atteggiamento del gruppo è cercare di trasformare i marcatori sociali ostili in positivi
Il gruppo tenderà a egemonizzare anche i marcatori sociali ostili e a trasformarli in marcatori positivi.( vedi : gli omosessuali con " orgoglio gay," i neri americani con "nero è bello", anoressia resa desiderabile con "ano è bello", ecc)

I marcatori sociali non variano, varia  IL SIGNIFICATO che il gruppo attribuisce ai valori a  loro attribuiti.

Etnico "ora"  è" bello e interessante", questo è un marcatore sociale, in passato l’etnicità non aveva un valore politico o esistenziale,ma squisitamente bio-antropologico. Oggi è anche "culturale", diviene fattore di differenziazione sociale e di categorie legate all’azione politica.

Secondo questa osservazione si è arrivati a valutare un nuovo paradigma sociale secondo cui :
 1° nelle società moderne sopravvivono fedeltà alle comunità di origine,
  le società tradizionali sono eterogenee. 
Queste due acquisizioni portano a rettificare due idee tramandate nel tempo: quella secondo cui i gruppi etnici costituiscono comunità omogenee e quella secondo cui i gruppi etnici sono destinati a scomparire con la modernizzazione.


Quindi le comunità etniche non costituiscono comunità omogenee,e non tendono a scomparire con la modernizzazione.
Si svela un nuovo paradigma per le scienze sociali che consiste nelle fedeltà comunitarie all’interno delle società moderne e sulla eterogeneità delle società tradizionali.




2°  GRUPPI DI INTERESSE: I gruppi di interesse si possono costituire senza che ci sia tra i membri un’identificazione reciproca, basta condividere lo stesso interesse strumentale insieme.
I gruppi di interesse non vanno confusi con i gruppi identitari. Questi si possono creare senza che tra i membri vi sia una sorta di identificazione reciproca. Basta condividere un interesse strumentale con gli altri membri del gruppo.
La differenza tra i gruppi identitari e i gruppi di interesse è grande, anche i gruppi identitari cercheranno di difendere i loro interessi, e lo fanno il più delle volte, ma questa attività è conseguenza dell’esistenza del gruppo, non è il suo motivo d’essere

.I paradigmi di differenza :La politica dei gruppi identitari si lega a quello che le persone sono , mentre nei gruppi di interesse a quello che le persone vogliono.

Le democrazie liberali contemporanee vivono la presenza e il riapparire dei gruppi identitari come una sorta di minaccia, pensavano di aver superato le fasi comunitarie, le relazioni organiche, viste come si è detto prima, " limitanti" rispetto alla libertà individuale.Vivono spesso in maniera ostile questi gruppi, mentre ammettono e a volte favoriscono, senza difficoltà , i gruppi di interesse.Avvertono la natura dei gruppi di interesse pacifica,mentre quella dei gruppi identitari come conflittuale.
Ricordano che gli interessi sono sempre negoziabili, i valori no. Per questo viene posto maggiormente l'accenno sui difetti, a volte anche reali di queste comunità, e ne presentano spesso solo l'immagine patologica.

Le domande identitarie sono quindi trattate come fenomeno “reazionario” irrazionale, una forma di ritorno al passato. Tentativi di sottrarsi ad una legge comune,tentativi di creare uno Stato nello Stato.
Si danno per legittime le identità elettive a scapito delle identità ereditate.
Il rifiuto di riconoscere le identità è stato molto marcato  nella tradizione " Repubblicana " del giacobismo francese, le differenze collettive venivano tutte collocate nella sfera del privato. La Nazione è stata ridefinita come uno spazio postcomunitario, ossia uno spazio politico fondato sul principio normativo dell'omogeneità culturale ed etnica.


Nello stesso momento, la nozione di cittadinanza viene portata ad un livello universale (privata quindi del sbstrato specifico)  . Implica una tabula rasa, ogni particolarismo equivale ad un tentativo di secessione. Essere repubblicano significa rifiutare le differenze,o rifiutare, se esistono, il loro riconoscimento pubblico. Si antepongono  le somiglianze alle differenze.

Montesquieu : quello che definisco virtù nella Repubblica è l’amore della patria, cioè l’amore dell’uguaglianza!

Tocqueville:la libertà presuppone anzitutto la possibilità e l’accettazione della differenza.


Le accuse attuali contro la nostra società, denunciano lo stesso problema, la problematica è sempre stata posta. Si può conciliare parità di diritti e diritto alla libertà ? Spesso sotto le sembianze dell’uguaglianza, dissimuliamo un profondo desiderio di uniformità, che non è senza pericoli. Si resiste difficilmente alla tentazione di voler cancellare le differenze tra la nostra cultura e tutte le altre, ridurre l’altro ad essere una parte di noi. La denuncia attuale della rivendicazione identitaria, fatta in nome della Repubblica o dalle esigenze della globalizzazione , non fa che riprendere il discorso assimilazionista giacobino, che considerava la volontà di salvaguardare le differenze e le identità tradizionali come un rifiuto del “progresso” L’appartenza ai valori repubblicani deve prevalere sulle altre appartenenze. Si tratta di eliminare le differenze e le identità sociali e culturali reali per porre al di sopra di tutto un’appartenenza alla nazione, assimilando i valori repubblicani a valori universali.



L’idea ricorrente secondo cui le differenze e il riconoscimento delle stesse costituirebbero fonte di conflitto, fa il palio con quella che anche le somiglianze possono produrre conflitto. ( rivalità mimetica ) La somiglianza acuisce le differenze (voglia di distinguersi,di opporsi, di essere se stessi )

Storicamente si è notato che il rifiuto del riconoscimento provoca aggressività.

I fautori dell’idea repubblicana sostengono che se una società riconosce le differenze non può più mettere in pratica la nozione di interesse generale o di bene comune. Un esempio opposto: gli Stati Uniti che pur avendo riconosciuto comunità diverse non ha visto intaccarsi il patriottismo americano.. E’ la neutralità delle società liberali a spingere i gruppi ad affermarsi e a non riconoscere altro al di fuori.

Ci vuole una politica di riconoscimento delle differenze , associata ad una estensione della partecipazione democratica e alla rinascita della nozione di cittadinanza fondata sul principio della sussidiarietà.


L’esistenza di gruppi identitari non è incompatibile con la democrazia. La democrazia riconosce l’uguaglianza POLITICA dei cittadini, non nega le loro particolarietà, fino a che le differenze restano compatibili con la legge comune. La diversità non è estranea alla cittadinanza, e la cittadinanza non è sinonimo di uniformità.

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