Sull' Identità due punti di vista : Il Liberalismo e il Comunitarismo
Il liberalismo mette al primo posto l’individuo che viene considerato una monade libera. I fatti sociali nascono dalla interazione tra individui.Il liberalismo attribuisce diritti uguali agli individui che sono rappresentanti di una umanità indifferenziata. L’individuo in quanto tale è titolare di diritti.
In opposizione al liberalismo si colloca il punto di vista del
comunitarismo.secondo cui l’uomo è un animale sociale, l’individuo non può esistere se non in società. E’ un essere-in-relazione,membro di una comunità particolare,politica,culturale,religiosa.
Esiste per ogni individuo un orizzonte di valori in cui è sempre inserito, in un campo culturale e storico-sociale. E' dentro questo contesto che l'uomo giudica se stesso. Sin dalla nascita siamo situati, siamo obbligati a tenerne conto anche solo per allontanarcene. Questo ci porta ad una coscienza riflessiva e ci fa interrogare sul valore delle cose.
Sono sinonimi di questa condizione le cosidette comunità costitutive, significati condivisi, orizzonti di significati, comunità di memoria. L’uomo parte da dei valori precostituiti che rappresentano la storia e i valori di una cultura particolare che gli permettono di formulare desideri e fare scelte. La cultura è l’orizzonte interno nel quale si è capaci di prendere posizione.
Quindi cultura non è un semplice strumento al servizio del benessere individuale o uno spettacolo di consumo. La cultura non è associativa, è preesistente, è la tela in cui si iscrive l’identità personale. La comunità culturale è luogo di riconoscimento reciproco, della stima di sé. E’ comunità di senso, di significato. Le comunità costitutive sono un modo di essere al mondo, forniscono un modo di pensare.
Al principio liberale atomistico disimpegnato, il pensiero comunitaristico oppone i limiti, l’orizzonte ,entro cui si vive con le relative discriminazioni qualitative.
L’uomo non è un soggetto solo nel mondo e non lo puoi astrarre senza mutilarlo , l’uomo da solo non è più libero, ma più solo, più vulnerabile.
Lo scontro tra le due posizioni avviene sul discorso della libertà : per i liberali la libertà di scelta è indipendente da ogni contesto culturale, padrone delle sue scelte l’uomo colloca il suo io a monte dei suoi stessi fini.
Per i comunitaristi questa visione ideale di un mondo dove individui autonomi scelgono di liberamente forgiare i propri legami o di romperli senza la minima costrizione è una falsa utopia.
Per la filosofia liberale l’uomo ha la capacità e quindi la libertà di revocare le sue appartenenze e quindi l’io preesiste sempre ai suoi fini.
Per i comunitaristi noi definiamo i nostri fini in funzione di ciò che ci ha costruito e quindi la comunità a cui apparteniamo è costitutiva del nostro io. Sia se si aderisca o si rompa con le tradizioni , le nostre scelte avvengono sempre su uno sfondo culturale già esistente. L’uomo scopre i suoi fini, costruisce la sua identità all’interno dei valori e delle finalità che circoscrivono la sua esistenza e che dipendono dallo spazio culturale e storico sociale specifico.
Per i liberali il valore che ricercano nelle proprie azioni è il giusto, (quello che è giusto fare, o morale deontologica )
Per i comunitaristi è legata a valori morali e quindi al bene, ciò che è bene essere o morale aretica )Il primato del bene sul giusto equivale al primato di una morale fondata su valori intrinseci, quindi ad una procedura comportamentale che privilegia l’obbligo. E’ soltanto partendo da un contesto culturale e storico sociale e non dal soggetto isolato e dal ragionamento astratto che si pone una questione morale.
Per i liberali la comunità politica non è altro che la somma dei beni di cui si permette il godimento a tutti. Il bene ha sempre e solo una finalità individuale, ossia costituisce un bene per ogni cittadino preso individualmente.
Per i comunitaristi la comunità implica il comune e la condivisione del comune e del condivisibile.
Le comunità fondate sul valori condivisi sono più solide e stabili di quelle fondate su interessi, perché i valori uniscono e si condividono senza difficoltà, mentre gli interessi dividono e si non si condividono facilmente.
La moderna concezione liberale volendo assicurare l’autonomia agli individui spesso si è trovata in contraddizione. Si è sforzata di consentire agli individui di liberarsi da ruoli sociali fissi e dalle identità tradizionali, incoraggiando un ideale di autonomia individuale. In qualche modo libertà e cultura sono state poste dialetticamente, si era più liberi nella misura in cui ci si staccava dalle determinazioni legate alla nascita.
L’attaccamento alla cultura di origine valutato come alienante e irrazionale.
Ma questo desiderio di modernità invece che indebolire le identità culturali collettive, non ha fatto altro che rafforzarle, stimolarle. La loro autonomia è compresa all’interno della loro cultura nazionale che costituisce il contesto nel quale si esercita al meglio la loro autonomia.
Anche una critica radicale alla propria cultura di appartenenza, non può che partire proprio che da questa stessa appartenenza.
ADORNO : bisogna avere in se stessi una tradizione per poterla odiare bene !
IDENTITA’ E RICONOSCIMENTO
Fu Hegel il primo a sottolineate nel 1807 l’importanza del concetto di “riconoscimento “ : la coscienza di sé passa attraverso il riconoscimento dell’altro.
E’ importante sia dal punto di vista individuale che collettivo. Non esiste prima una identità che dopo viene riconosciuta, ma il riconoscimento “ realizza “ l’identità. “ E’ la condizione dell’identità riuscita .Riconoscere il diverso da noi significa che ci assomigliamo in ciò che ci rende diversi, quindi non si riconosce privando della sua differenza e cercando di assimilarlo, bensì nel riconoscere l’alterità . L’universale non è ciò che resta dopo aver abolito le differenze , ma ciò che si nutre delle differenze e delle particolarità. La natura umana ha modalità molteplici, non è unitaria, ma differenziata.
Problema del riconoscimento delle identità nell’ottica della crisi dello Stato- Nazione occidentale.
BAUMAN: La produzione di identità, alla stregua del resto dell’industria si è deregolamentata e privatizzata, lo stato nazione non riesce più ad integrare i gruppi né a produrre il legame sociale. I membri dello comunità- stato non avvertono più un sentimento di unità, una ragione per vivere o morire, una ragione per sacrificare il proprio interesse personale , la propria vita per una nozione che travalichi la loro individualità..
Le identità nazionali si disgregano, a beneficio di altre forme di identità. Fondamentale è la sfera pubblica è la politica il terreno in cui si svolge la contesa per il riconoscimento della identità (culturale,linguistica,religiosa, sessuale,) il diritto di restare se stessi, svolge un ruolo essenziale nei conflitti sociali e politici attuali.
L’egualitarismo di vecchio stampo ostile alle differenze come portatore di una visione uniformante del mondo, non è altro che un principio culturale travestito in principio universale.
La rivendicazione identitaria ha smascherato un universalismo morale e politico che mascherava spesso pratiche di dominio (culturale politico economico)
Bisogna inventarsi una politica di riconoscimento. Di RECIPROCO RICONOSCIMENTO.
La reciprocità del riconoscimento è un punto essenziale.. Politica del riconoscimento non significa teoria del relativismo. Rispettare la differenza non significa non avere un giudizio morale sulla differenza. . Dire che tutti i valori sono uguali equivale a dire che nulla vale, ma usare cautela nell’universalizzare il giudizio e nel porre norme al suo riguardo dal punto di vista del diritto.
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