lunedì 10 gennaio 2011

lezione n. 2 su " Comunità e identità" di Alain de Benoist

A partire dal XVII sec. e nel XVIII  la nozione di libertà si confonde con quella dell’indipendenza del soggetto. Si ritiene che l’individuo possa determinare liberamente il suo bene attraverso la volontà e la ragione.
La modernità da sempre combatte le comunità organiche che sono sottoposte alle tradizioni e al passato e impediscono l’emancipazione. L’ideale di” autonomia” fatto convergere con quello di “ indipendenza” rifiuta radici e legami sociali ereditati.
A partire dall’Illuminismo l’emancipazione dell’individuo, la liberazione del potenziale umano passa attraverso il rifiuto del passato, esige la rottura dei legami delle comunità, esige l’affrancamento dalle condizioni di nascita individuale.
La modernità si costruisce sulla svalutazione radicale del passato in nome di una visione ottimistica del futuro ( ideologia del progresso ). Le appartenenze limitano le libertà individuali e non sono costitutive del proprio io.

Ma è anche vero che lo stesso individuo sradicato dal proprio contesto di appartenenza diviene simile a qualsiasi altro e quindi facilmente inseribile nel mercato del lavoro . Quindi il progresso produce la scomparsa delle comunità, l’emancipazione umana non passa attraverso il riconoscimento delle identità singole, ma attraverso l’assimilazione di tutti ad un modello dominante.

Nello Stato-nazione " l’altro" è posto come Medesimo, tutti gli esseri umani sono dotati degli stessi diritti, sono uguali in quanto esseri umani. Si promuove la somiglianza, riducendo la differenza.

L’ideale liberale moderno libera l’individuo dai legami naturali, l’uomo per essere libero deve staccarsi dai propri costumi ancestrali. La concezione è atomistica e non comunitaria, siamo una serie di individui uguali, liberi e razionali, che scelgono liberamente i fini e i valori del proprio agire. Tutte le ideologie liberali inseguono un postulato universalista, liberi da legami a priori e quindi liberi delle proprie scelte.

La concezione liberale pone l’uomo nella condizione di scelta dei propri fini, l’uomo non è la scelta che fa, il soggetto è indipendente dalle scelte che fa. L’uomo liberale moderno mette l’io al primo posto davanti alle finalità e all’appartenenza ereditaria, sceglie il giusto sul bene. Distingue identità singola da identità collettiva, la prima fondata sulla filiazione e sull’origine, la seconda indistinta fondata sull’appartenenza e a forme di aggregazione sociale. In questo passaggio ideologico l’identità corrisponde all’individualità liberale borghese, a partire da questo momento la filiazione viene rimandata alla sfera privata e il modello istituzionale si fonda sull’indistinto. Si separa l’ordine biologico dall’ordine istituzionale. ,

Per Hegel l’essenza umana risiede nella coscienza di sé, ne deriva come disse Carlo Marx nel 1844 che ogni alienazione della coscienza umana non è altro che alienazione della coscienza del sé. L’alienazione quindi riguarda la propria identità, personale, chi non ha identità non può avere coscienza di se stesso.


Tuttavia le grandi ideologie del 900 hanno di rado dato spazio al concetto di identità, lo stesso Marx resta fermo ad una visione utilitaristica che gli fa vedere le classi sociali come portatrici di un interesse collettivo . Gli individui non sono attori morali portatori di rivendicazioni normative che tendono alla giusta soppressione di ingiustizie e torti subiti in vari ambiti , non studia i fatti dal punto di vista normativo .

Lo stesso Freud si colloca al di là del concetto di identità , l’inconscio è il suo sito informativo da cui il sintomo, estraneo all’io. Si interessa non all’identità , ma alle identificazioni, interpretate alla luce del transfert o della proiezione.

La modernità : rifiuta le relazioni naturali, organiche, i valori gerarchici, discredita le comunità tradizionali, elimina le caste, e la stratificazione sociale con la Rivoluzione. Omogeneizza le regole del linguaggio e del diritto, sdradica modi di vita legati all’habitat, al mestiere, all’ambiente sociale, alle credenze, omogeneizza i ruoli di genere femminile-maschile.( esempi eclatanti dati dalla Rivoluzione in Cina )

Nasce la ideologia dell’Identico.


La modernità quindi si afferma con i valori dell ’indistinzione, dell’ uguaglianza.


Indistinzione anche sul genere femminile-maschile , tutto va verso la similitudine. Questo processo ha il suo culmine nella globalizzazione, la modernizzazione ha fatto sparire i diversi modelli e modi di vivere, i legami organici primordiali dissolti. La differenza di genere attenuata e in certi casi è nata una terza via, al genere indefinito transessuale, alla sessualità indistinta (bisessualità).


Ovviamente i ruoli nella famiglia sono sconvolti, esiste solo una differenza: quella del potere di acquisto. Ma nella misura in cui cresce la società dell’indistinto con la relativa omogeneizzazione culturale vengono a crearsi forze contrapposte e spinte alla disomogeneità.

La prima spinta fu data proprio dalla rivoluzione espressivista, con la relativa domanda di autenticità ( romanticismo )


Il lavoro, la produttività è stata la prima risposta identitaria borghese e liberale, di contro ad una nobiltà gratuita familiare, improduttiva. La realizzazione personale passa da un riconoscimento fondato su avere un lavoro, un impiego.

La realizzazione individuale che passa attraverso il lavoro, giustifica moralmente ed economicamente la disuguale ripartizione dei beni.

La stessa lotta di classe diviene sostituto di identità collettiva. Le classi si dotano di una cultura specifica.

Anche la vita politica , permette in quanto cittadini una identità di ricambio. Le identità politiche fanno nascere culture politiche. Lo stesso suffragio universale risponde ad una esigenza identitaria.

Le identità di classe sono settoriali, accanto a loro sorgono le identità nazionali.


Il nazionalismo è frutto della modernità. Il nazionalismo non è fenomeno solo politico, si nutre di un immaginario dove coesistono storia, cultura, religione, leggende popolari, ecc. Fattori rivisitati fino a fornire una narrazione coerente e legittimante. Ogni popolo si incarna nella propria storia di valori e modelli caratteristici. Se questi valori o modelli crollano, le stesse identità individuali ne sono minacciate.

Valori e modelli svolgono un ruolo di dispensatori di identità, insieme ai grandi racconti, ai miti. < racconto dello stato-nazione, racconto dell’emancipazione del popolo lavoratore, racconto della religione del progresso,.. > I miti popolari sono stati sempre a supporto di ogni collettività perché tutte le società umane sono società culturali.

Le identità nazionali si costruiscono in un miscuglio di verità storiche e leggende, epopee, racconti. A volte figure storiche mitizzate si scopre nella realtà abbiano avuto poi “ non tanta importanza”, molte sono le critiche alle identità nazionali che vogliono ristabilire la verità storica. Non si comprende in questo atteggiamento che l’identità nazionale spesso scaturisce dall’immaginifico, l’immaginario è indispensabile alla vita di gruppo. Il mito è trasversale alla storia dell’uomo. Non importa quanto attendibile sia il mito, ma quanto la comunità ci creda.

Durkheim parla di “ coscienza collettiva “ , dovremo arrivare a Jung che teorizzerà “l’inconscio collettivo “


L’immaginario collettivo è una realtà: il gruppo si struttura attraverso delle rappresentazioni e delle immagini comuni. Tutti i popoli hanno le proprie, e non importa se siano reali o no. (fantasma storico, stereotipo).Lo stereotipo è una generalizzazione abusiva, non corretta e come tutti i pregiudizi, sfavorevoli e favorevoli, ai quali si dà vita gioca il ruolo di idealtipo a cui ci si riferisce.

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