ALAIN de BENOIST Identità e Comunità
La nozione di Identità è intrinsecamente problematica…. Così esordisce De Benoist
La domanda sottesa alla nozione di identità è… “ Chi sono io ? ”
Di questa domanda è colma sia la ricerca che la letteratura dei tempi moderni, legate entrambe alla soluzione di un quesito che sul nascere è un problema.
La questione dell’identità è un problema tipicamente moderno collocabile in un terreno culturale posto tra psicologia, sociologia e antropologia.
Difatti nelle società tradizionali, antiche, il problema dell’identità non si pone. Almeno, non nei termini riflessivi sulla persona come si pone oggi. L’identità individuale non è nemmeno “concettualizzabile” per l’individuo pre moderno che non riesce a pensarsi fuori dal gruppo, come fonte sufficiente di determinazione del sé. Nelle società pre moderne l’identità era essenzialmente un’identità di filiazione.
In Grecia ad esempio ogni individuo possiede una doppia identità, una personale, espressa dal nome seguito da un patronimico, l’altra comunitaria, comparsa con la città, che rinvia all’appartenenza familiare , sociale o politica attraverso un elemento gentilizio, demotico, filetico o etnico. L’identità comunitaria è molto più importante di quella individuale e di questa spesso non se ne ha neanche traccia storica. L’identità personale non viene negata ma semplicemente è posta a partire da quella comunitaria.
La realizzazione dell’io consiste nel ricercare l’eccellenza conformemente all’ordine delle cose.
Quanto all’identità degli altri, risulta dalle descrizioni degli altri popoli e si individua dalle differenze dei costumi e dalle consuetudini che si incontrano viaggiando e conoscendo popoli diversi.
Durante il Medioevo la domanda che si poneva non era “ chi sono “? Ma.. “verso chi devo essere leale, a chi devo fedeltà.? L’identità è legata alla fedeltà. Questa frammentarietà che lega alcuni individui e ne separa altri limita l’ostilità tra caste, tra Stati.
Solo quando lo Stato Nazione prenderà corpo inizierà ad omogeneizzare queste diversità.
E’ verso il 1700 che “persona “ assume il significato dei nostri giorni, cioè di un individuo che possiede una libertà individuale e che può essere preso in considerazione al di là della sua appartenenza
E’ un concetto occidentale l’ identità.
Toqueville fa risalire al Cristianesimo l’idea sostanziale di identità, gli uomini sono uguali e si distinguono per i casi della nascita e della storia, differenze che agli occhi di Dio non esistono. .
Nel III e IV sec. L’uomo è già un essere il cui valore è riferito a se stesso,e con il cristianesimo la morale non è più ciò che è bene essere, ma diviene ciò che è giusto fare.
Dal connubio tra cristianesimo e cultura greca Michel Foucault vede la definizione di identità che si focalizza come non solo come entità giuridico e civile, ma essere morale portatore di un’anima individuale.
Charles Taylor : con il cristianesimo appare la prima fonte morale della modernità : la nozione di interiorità.
Sant’Agostino afferma che il cammino verso Dio non passa attraverso contatti esterni,ma attraverso la nostra coscienza .Rientra in te stesso! Il foro interiore diviene luogo di incontro con Dio. L’individuo è un affare privato, con libero arbitrio.
Cartesio compie un passo ulteriore : l’anima non è solo uno sguardo interiore, ma diviene costruzione interiore, conoscenza costruita nel proprio interno dal giuoco della ragione. La conoscenza procedurale che ritroveremo nel pensiero liberale, il tema della dignità della persona umana si sviluppa a partire dalla valorizzazione della interiorità come luogo di autosufficienza e di valorizzazione del potere autonomo della ragione. Cartesio confina l’identità nell’interiorità ,il soggetto è indipendente e libero, in quanto deve trovare in se stesso le essenziali ragioni del suo essere, senza farsi più comandare da un ordine più vasto a cui appartiene.
Nasce così l’atomismo politico del XVII sec.
Con le teorie del contratto sociale di Grozio e Locke siamo ai prodromi dell’ideologia del progresso : il passato non ha nulla da dirci perché l’avvenire sarà necessariamente migliore.
Altra tappa decisiva nella formazione del concetto di identità si concretizza con la Riforma calvinista con la valorizzazione della “ vita ordinaria “ Valorizzare la vita ordinaria significa valorizzare il lavoro personale e il rifiuto delle mediazioni nel campo della produzione e riproduzione. Ormai l’individuo è capace di decidere da solo i propri orientamenti . La scienza deve servire ai bisogni della vita quotidiana e l’orientamento è verso l’efficienza produttiva e l’accumulazione senza fine di beni materiali.
La Riforma calvinista mette al primo posto la vita pratica e la vita ordinaria, i legami affettivi e sentimentali, insiste sulle virtù del lavoro e della famiglia, crea la base della morale borghese.
In tutti i campi culturali : anche il romanzo si allontana dalle epopee collettive e racconta le fortune e sfortune individuali, lo spazio domestico e della sfera privata. Ogni esperienza umana non è riducibile ad un’altra. L’amore acquista un nuovo valore. Le relazioni intime, lo spazio domestico e la vita privata vengono privilegiati. Si entra nell’era dei sentimenti.
Nascita del concetto di identità.
Ecco dunque il percorso che fa il concetto di identità , fenomeno ripetiamo moderno: si sviluppa a partire dal XVIII sec. sulla base del nascente individualismo, e deriva dalla valorizzazione cristiana del foro interiore, dal razionalismo cartesiano, dalla valorizzazione della vita ordinaria e della sfera privata, e dalla teoria di Locke, che dà alla libera volontà degli individui la priorità rispetto agli obblighi sociali.
Nasce una metafisica della soggettività.
Il romanticismo ottocentesco eredita quindi l’idea dell’interiorità e della vita ordinaria ma si opporrà all’ideale meccanicistico del settecento illuminista e valorizzerà i sentimenti ben al di sopra della sola produzione materiale. I sentimenti acquistano potere creativo. La spontaneità e la creatività divengono virtù. Si dà importanza all’immaginazione in contrapposizione al concetto. La ragione viene criticata per la sua freddezza logica, il suo carattere analitico ostile al carattere inglobante, i romantici oppongono l’organico al meccanico.
Il problema dell’identità con i romantici si pone in un modo nuovo : come realizzazione dell’io.
Siamo alla teoria espressivista tedesca nel pieno del romanticismo tedesco e della filosofia di Herder: l’uomo per conoscere se stesso deve ascoltare la propria natura interiore dotata di originalità , nessuno è uguale ad un altro. L’azione morale è quella che realizza la nostra voce interna, l’impulso, lo slancio interiore.
L’espressivismo sviluppa la ricerca della propria autenticità e valorizza le differenze individuali. Attraverso la differenza dall’altro che io trovo il mio spazio realizzativo.
Ogni individuo ha il suo modo di vivere e così ogni gruppo umano. Il concetto di originalità vale sia per i popoli che per le comunità storiche.
Herder formula la nozione di cultura nazionale e di spirito popolare. ( Volksgeist) E’ fonte sia del nazionalismo che dell’anticolonialismo moderno.
“ L’uomo esprime la sua umanità universale accettando di far parte consapevolmente di una umanità particolare. Non deve imitare il modo di essere di un altro, è in sè che può trovare un modello di vita accettabile”. La cultura assume da questo momento un’importanza fondamentale, si diventa uomini all ‘interno delle proprie radici di tradizione culturale ( o nazionale ). La cultura diventa un “ meta-bene” un bene collettivo , senza la quale la nostra identità perderebbe i suoi riferimenti , agganci, significati.”
La valorizzazione delle differenze porta all’idea che “ ciascuno deve seguire la propria via. “ L’ Esaltazione delle differenze quindi. Parallelamente a questa posizione nasce il tema del riconoscimento.
Sono un’identità nel momento in cui l’altro mi riconosce come tale.
Hegel dichiara che l’uomo aspira al riconoscimento della propria identità e quindi è in accordo con la modernità. Noi ci definiamo da soli, ma abbiamo bisogno del riconoscimento degli altri. E’ l’etica dell’autenticità. L’etica dell’autenticità è all’inizio profondamente individualista.
L’espressionismo rappresenta una chiara reazione dell’illuminismo ma anche quando lo critica si rifà comunque alle stesse fonti, cioè all’individuo, anche quando proclamano il “ nuovo medioevo”, mettono sottoaccusa la modernità e la religione del progresso, i romantici restano dei moderni. L’individuo deve cercare la sua natura autentica , realizzare se stesso in modo originale e non conformarsi ad uno schema imposto. E’ a partire dall’espressionismo che l’identità diviene oggetto di una ricerca : per realizzarmi mi devo trovare e per trovarmi devo sapere in cosa consiste la mia identità.
Blog del seminario tenuto dalla dr.ssa Daniela De Giorgi, cattedra di: Sociologia corso avanzato - Prof. Paolo De Nardis - alla Sapienza di Roma(facoltà di Sociologia)
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