Un pensiero per Ferragosto...per la Festa di Maria..l'Assunta in Cielo!
- Contano i pensieri?
- Assolutamente si!! Sono i concetti che costruiscono la realtà.
-Cos'è un pensiero?
- Un pensiero è un momento congelato di un flusso di coscienza... il cervello lo processa e lo inserisce in una confezione chiamata neurone....in seguito vengono fatte delle aggiunte per mezzo della memoria associativa.
Un pensiero è la struttura in cui la realtà viene modellata. E' la vera e propria Architettura della Realtà!
...Quando crei la tua giornata, la componi nel pensiero, e mentre osservi il pensiero, lui diviene la forma stessa della realtà!!! Dunque buon pensiero...buona giornata!!!
Blog del seminario tenuto dalla dr.ssa Daniela De Giorgi, cattedra di: Sociologia corso avanzato - Prof. Paolo De Nardis - alla Sapienza di Roma(facoltà di Sociologia)
lunedì 15 agosto 2011
giovedì 11 agosto 2011
COGLIAMO L' OPPORTUNITA' PER DIRLO !!
Cogliamo l'Opportunità per dirlo
Ma è proprio questo il Mondo che desideriamo ? Cogliamo l'opportunità di questa Crisi Mondiale per cambiare.
Sono, come la maggior parte degli esseri umani in questo periodo, appesa ai vari telegiornali, vari quotidiani, per avere notizie fresche sulla crisi economica che sta colpendo il nostro pianeta.
" Sotto scacco della speculazione finanziaria, Panico sul mercato" non cito altri titoli di giornale, è inutile, il tema di questi giorni è questo.
La domanda che mi faccio è la seguente - ma chi sono gli speculatori? - sotto scacco di chi siamo? - Non abbiamo una risposta al quesito, si fanno varie ipotesi, non ultima quella che vede dietro questi assalti un burattinaio islamico o semplicemente una radice emotiva degli investitori. Nessuno è in grado di porre rimedio alla situazione, c'è la sensazione netta che i potenti del mondo annaspino nel cercare le soluzioni, sembra qualcosa che sfugge alla comprensione, si parla di emotività degli investitori, volatilità del mercato, ci si riempie la bocca di termini scientifici e matematici, ma alla fine nessuno ha in tasca una soluzione ed il panico cresce.
Nell'incertezza spuntano nemici e paure le più radicate interiormente, fantasmi evocati dall'incertezza e precarietà.
Nella storia della filosofia del mondo occidentale ci si è sempre divisi nel dare la priorità o alla politica o all'economia. Sono tra quelli che ardentemente credono nella priorità della Politica, che riconoscono alla Politica il ruolo del governo dei popoli, della organizzazione e dello sviluppo. Il ruolo dell'Economia è sinergico a quello della Politica, ma non prioritario. Oggi ci troviamo con i termini invertiti, il denaro, il risultato del lavoro dell'uomo, ha preso il posto dell'uomo. Uno strumento creato da noi ci detta le regole per vivere o a questo punto per soccombere.
Una cosa è certa, è morto un mito.
Siamo tutti invitati al Funerale di un' Idea che ha governato dall'800 ai nostri giorni , dalla nascita del capitalismo ad oggi, figlia a sua volta del secolo ancora precedente ,del 700 e della sua idea del progresso.
Il funerale oggi lo facciamo all'idea politico economica dell'Infallibilità del mercato, dell'autoregolamentazione dello stesso.Termina qui, in termini concreti, realistici, anche se da moltissimo tempo teorizzata, una fase storica del Capitalismo. Non ho la palla di vetro per teorizzare la fine del Capitalismo, ma sicuramente per teorizzarne la fine di questa fase storica.
Ed ora? Difronte all' allarmismo imperante della paura della fine del mondo occidentale e alla consapevolezza che comunque un tempo è finito, che altri protagonisti ascendono alla ribalta del potere mondiale, leggi - il paese del dragone la Cina - di fronte ad anatemi e raffronti con le truppe barbariche vittoriose sull'impero romano e l'inizio del nuovo medioevo, forse una strada si può ancora percorrere.
Una strada che si delinea dalla vecchia ma che procede verso mete diverse. Uso ancora i termini dei telegiornali " Ossigeno ai mercati, le banche offrono ossigeno". Possiamo immettere un ossigeno che non sia solo dato dalle Banche e che non sia soltanto monetario. Il vero ossigeno della cultura occidentale, non è mai stato solo questo, ma è stato culturale, etico, filosofico, politico.
Una cultura, ma anche un singolo essere umano è vivo se sa cambiare. Se ha in sè la forza di riconoscere un futuro diverso per sè e comprende che il passsato è terminato ed il presente è interdetto. Nuove prospettive, nuove idee, nuove credenze, evoluzione. Questo è futuro.
Cogliamo questa opportunità di serrate comunicazioni tra Stati, tra i potenti del mondo, questo obbligato momento di priorità della Politica per ridiscutere il Futuro. Affrontiamo il Presente con consapevolezza nuova , mai, finora siamo stati , noi esseri umani, tutti, tanto simili, tanto legati a destini comuni, tanto globali, Comprendiamone il senso storico, e teorizziamo il nuovo. Cogliamo questa opportunità.
Pubblico nuovamente un post del 1.5.2011 . Propongo la rilettura. Grazie!
PROGETTO PER IL FUTURO.
Il mondo è ad un bivio difficile, tutti i popoli si stanno rendendo conto delle enormi difficoltà che vivono e tanti leader ed intellettuali si stanno ponendo una domanda sul possibile futuro, sul possibile sviluppo, sul possibile progetto per il domani. All’ avvio di questa nuova era , il terzo millennio, ci siamo resi conto con paura che tutto il mondo fino ad ora conosciuto stava per noi occidentali cambiando. Le premesse del nuovo assetto del governo mondiale con la caduta del muro di Berlino, col dissolversi, come in un gioco di castello di carte, della grande Russia, con tutto quello che rappresentava, la divisione del mondo in due parti, l’ideologia socialista e comunista, il pensiero economico centralistico e statalistico era all’improvviso scomparso, nebulizzato come in un sogno o come in un incubo per altri.
Sono comparse forti tendenze distruttive, il terrorismo islamico ha inferto all’altra parte del mondo restante un duro colpo. Dichiarando guerra all’America nel settembre del 2001, ha evidenziato la estrema debolezza e vulnerabilità anche del sistema capitalistico occidentale. La globalizzazione,nata all’indomani della fine del blocco, ha unificato il mondo economico e la possibilità di creare e spostare denaro e lavoro ovunque. Con i nuovi mezzi informatici, internet, il denaro si sposta alla velocità del presente, le comunicazioni fanno sì che tutto è interconnesso. Le recenti crisi economiche frutto della frenesia incontrollata del gioco finanziario, tratta la finanza come fosse “non reale”, come se dietro quelle operazioni non ci fossero risultati concreti, prezzi da pagare per altri esseri umani. La finanza Americana ha quasi messo in ginocchio come al gioco del domino, una dopo l’altra le economie di tutti gli altri paesi. Per la prima volta ci si è resi conto che il problema è di tutti, non può più risolversi all’interno di una famiglia, di un paese, non è solo dell’occidente, ma investe l’oriente e gli altri continenti. Il denaro , gli affari, il nuovi idoli, nolenti o volenti ci hanno insegnato che non siamo separati, che il destino e la nostra sopravvivenza è legato gli uni agli altri. Siamo tutti dentro un sistema in cui se si modifica qualcosa, anche la più piccola, da un’altra parte se ne risente. Si è capito che buttando giù le barriere,” il vaso di Pandora si era rotto”,lo ha detto Giulio Tremonti. E’ vero! Gli equilibri si sono sbriciolati e bisogna trovarne dei nuovi .
Le risolse alimentari che prima erano suddivise all’interno di una parte del mondo, ora con la globalizzazione devono soddisfare l’intero pianeta. Alcuni paesi a grande densità di popolazione come la Cina e l’India che prima avevano economie chiuse e autoreferenti sono entrate nella suddivisione delle risorse alimentari. I prezzi sono saliti risultato della salita della domanda di cibo. Ora alcune economie nuove stanno marciando verso il progresso, altre sono quasi ferme e altre ancora non riescono a decollare e il continente africano fra tutti sta pagando il prezzo più alto: la fame. Tutti questi problemi stanno provocando nuovi conflitti, contraddizioni laceranti nel tessuto nei vari popoli e nazioni con relativi focolai di rivolta e guerra a cui si associano grandi spostamenti migratori di popoli alla ricerca di cibo e lavoro.
Abbiamo la responsabilità di agire per trovare nuove vie da percorrere. Dalla nostra abbiamo l’esperienza del passato e il desiderio di futuro. La consapevolezza che siamo tutti nello stesso sistema, che se il sistema non ritrova il suo equilibrio tutti indistintamente ne avremo a soffrire. Non siamo separati dagli Americani, dagli Europei, dagli Orientali, dai Sud Americani, dagli Africani.
Siamo filosoficamente alla fine del pensiero dualistico che finora si è nutrito di contrapposizioni Nord-Sud, Est-Ovest, Occidente-Oriente, destra-sinistra,comunismo-fascismo.
Dal passato bisogna cogliere il messaggio. Chiedersi, ad esempio, il perché del tracollo del mondo socialista, la fine di quel sogno tanto ambito trasformato per tanti esseri umani in un incubo. Un mondo dove doveva essere tutto per tutti, tutto in comune. Economia di stato, piani quinquennali di realizzazione. Probabilmente si è trattato di una organizzazione umana troppo integralista, dove all’uomo si era sostituito il controllo sull’uomo. Anche se a fini teorici ipoteticamente giusti, niente può essere messo al primo posto se non l’uomo stesso. Quando una qual si voglia organizzazione diviene autoreferente tenta di dettare leggi proprie. L’uomo dei paesi socialisti era un uomo chinato, obbediente, un uomo privo di desiderio. Se all’uomo si toglie il desiderio, l’autonomia, l’arbitrio di se stesso, gli si toglie praticamente tutto quello che lo fa uomo e lo si rende schiavo.
Il desiderio è la fonte ,il pozzo dove l’uomo attinge le energie per sollevarsi e camminare. Un uomo desiderante con libero arbitrio è quindi il primo requisito per un futuro.
Dall’altra parte del mondo quello capitalistico, la realtà che si apre ai nostri occhi offre una lettura diversa. Qui troviamo una organizzazione politico economica senza ideali. Individualismo e denaro, espansione, idea di progresso illimitato a scapito degli altri. Tutti contro tutti per acquisire beni spesso inutili in vite spese spesso inutilmente. Individualismo sfrenato.
Questo è il panorama del primo decennio del Terzo Millennio.
. Si propone un nuovo Progetto Globale. Si chiede che i rappresentanti dei Popoli del Pianeta si siedano in assise attorno ad un tavolo per una soluzione migliore.
.Si propone che il tavolo raccolga la Politica e l’Economia, privilegiando però la politica.
.Si propone una diversa organizzazione del mondo,la nascita di un nuovo Liberalismo Umanitario. ll presupposto è sapere di essere un’assise di uguali, alla base di questo c’è la determinazione del rispetto della vita umana e della sopravvivenza della nostra specie.
.Si propone una sorta di Welfare globale. Ci si impegna ad assicurare l’utilizzo delle risorse per la sopravvivenza alimentare, siano esso grano , cereali, acqua, energia . . .
Altro diritto assicurato dal Welfare globale è il diritto all’alfabetizzazione, all’istruzione. L’uomo ha bisogno i cibo per il corpo per crescere e cibo per la mente per evolvere. Su questi beni primari non si può lucrare. Sono beni necessari alla nostra evoluzione, allo sviluppo dei Popoli che sono in difficoltà.
Tutte le altre merci sono in modalità di libero mercato, in piena espansione e desiderio.
Questi dovrebbero essere dichiarati con una frase tanto di moda oggi “ Valori non negoziabili “
I dettagli saranno elaborati dai tanti economisti e imprenditori, politici, organizzazioni politiche e sindacali che si possono trovare d’accordo con questi pochi ma essenziali principi. Alcuni strumenti operativi già esistono e sono efficaci.
Penso già al fiume di aiuti organizzati e spontanei basati sulla buona volontà dei tanti, organizzazioni mondiali e dei singoli, che cercano già di intervenire in aiuto di questa difficile situazione mondiale. Forse sarebbe necessaria una maggiore direzione organizzativa di razionalizzazione delle risorse per individuare con precisione le aree di intervento e il tipo di bisogno per non far perdere in rivoli che si seccano presto i vari aiuti e interventi. Abbiamo visto che portare cibo e non creare le condizioni di produzione e fare pura assistenza non è stato produttivo e non ha modificato la situazione strutturale dei vari popoli e paesi. E’ necessario portare lì condizioni di lavoro e di crescita. In Europa e nel nostro Paese sono già state messe a punto legislazioni relative all’utilizzo, per esempio, di imprese sociali. Uno strumento che prende a prestito l’ idea dell’impresa capitalistica e la mette al servizio di scopi diversi. Una impresa privata con denaro privato che crea lavoro , crea reddito da lavoro e ridistribuisce l’utile per la espansione dell’impresa stessa e del lavoro che implementa. Si può in questo modo produrre cibo direttamente o indirettamente creando utile per acquisto delle materie necessarie alla sopravvivenza alimentare.
Sembra una impresa enorme, ma nulla è difficile se ci crediamo. L’uomo è riuscito a trasformare il globo, sarà sicuramente capace di correggere qualche squilibrio creato. Non è più del resto una scelta ma diviene una necessità. Stiamo entrando in una epoca in cui siamo chiamati ad un salto di maturazione e responsabilizzazione che ci renderà sicuramente migliori. Riprendiamo a desiderare.
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